COORDINAMENTO REGIONALE DE ” LE PAROLE RITROVATE” DEL LAZIO

Carissimi,

finalmente riusciamo ad organizzare il

COORDINAMENTO REGIONALE DE ” LE PAROLE RITROVATE” DEL LAZIO

che si terrà SABATO 4 OTTOBRE presso il Centro Servizi per il Volontariato del Lazio, in via Liberiana, 17 – Roma.

Come sapete il Centro Servizi si trova presso la Basilica di Santa Maria Maggiore, nei pressi della Stazione Termini.

Quest’anno gli impegni di ciascuno di noi sono stati molto pressanti e non ci siamo incontrati molto.

Per cui questa è l’occasione buona per raccontarci le nostre esperienze, le difficoltà, i successi, le

prospettive. Rivolgo un caldo invito a tutti di partecipare perché è sempre molto importante mantenere

vivo il rapporto che ci lega e lo spirito che ci anima. In allegato trovate la locandina con i particolari.dell’incontro

Vi aspetto.

Un caro saluto

Giovanni Fiori

Vol 4 ottobre 2014

Schermata del 2014-02-12 13:37:19

Insettopia tour, famiglie di ragazzi autistici invadono Roma. “Vogliamo diritti”

nsettopia tour, famiglie di ragazzi autistici invadono Roma. “Vogliamo diritti”

Venti Smart con a bordo ragazzi autistici hanno percorso le principali vie del centro. Alla guida i genitori che chiedono il riconoscimento di diritti fondamentali, dall’inclusione al Dopo di noi. L’idea è di Gianluca Nicoletti. Il corteo si conclude al Cnr per la presentazione del libro “Alla fine qualcosa ci inventeremo”.

ROMA. “Per Gabriele oggi sarà un giorno bellissimo, perché potrà fare quello che più gli piace: andare in macchina, mangiare, stare tra i suoi amici. E soprattutto farlo senza pensare agli sguardi imbarazzati della gente, perché l’obiettivo è non scansarci, ma farci notare il più possibile”. Lo dice con forza Paola, uno dei 20 genitori di ragazzi autistici, che ha risposto alla chiamata di Gianluca Nicoletti, giornalista radiofonico e scrittore, per l’Insettopia tour. Un giro per le principali vie della città di Roma con 20 Smart elettriche, per rivendicare diritti per i ragazzi autistici e le loro famiglie: dall’inclusione scolastica al Dopo di noi.

La carovana parte alle 14,45 da via della Moschea, dopo una merenda offerta ai ragazzi, e si dirige verso il centro per toccare alcuni luoghi simbolo della Capitale e delle sue istituzioni: piazza Trinità dei Monti, piazza di Spagna, il Campidoglio e il Quirinale. Il clima è quello della festa, lo slogan scelto è “Diamoci una forte carica, daremo una forte scossa”. Si procede lentamente, come nella migliore tradizione delle critical mass, l’obiettivo è che questo corteo dei diritti sia ben visibile a tutti. “La gente ci guarda perplessi, con un po’ di fastidio, non si capacita perché 20 macchine verdi vadano così piano con dei ragazzi che guardano fuori e salutano – racconta Nicoletti, alla guida di una delle auto, con affianco suo figlio Tommy -. Loro ci guardano perplessi ma noi siamo felici”. “Vogliamo farli vedere il più possibile questi ragazzi, da un quartiere all’altro di Roma – aggiunge Marilena – è importante questa visibilità per noi che siamo in realtà invisibili. Quello che chiediamo è solo che abbiamo una vita adeguata”.

Le Smart bianche e verdi, noleggiate a prezzo simbolico, fanno parte di un’idea nata in collaborazione con Aci Roma e Aci consult, per permettere a genitori e figli di circolare liberamente all’interno di Roma, compresa la Ztl, parcheggiando gratuitamente all’interno di tutte le strisce blu. Tutto questo attraverso una convenzione stipulata con Edilfar rent. Dal punto di vista pratico, le famiglie dovranno recarsi presso il parcheggio Delle Muse, parcheggiare qui la propria auto e prendere la Smart, con cui attravaersare la città anche per tutta la giornata. “ E’ l’ultima follia di Gianluca Nicoletti – spiega Riccardo Colicchia direttore di Aci Consult – ha scoperto che Tommy amava viaggiare sulle auto elettriche che fanno meno rumore, e ha proposto questa iniziativa importante che coniuga la rivendicazione dei diritti delle persone disabili con l’amore per l’ambiente”. Anche Riccardo prende parte al corteo con sua figlia, una ragazza con sindrome di Down: “Questa non è una battaglia solo per le famiglie che hanno ragazzi autistici ma è un’iniziativa che ci tocca tutti. Nel suo libro Gianluca ha messo in luce angosce e paure che accomunano tutti i genitori di ragazzi disabili, è quindi importante che siamo tutti insieme oggi a farci vedere dalla città e dalle istituzioni”. Il corteo a “passo di lumaca” attraversa via del Corso, piena di turisti che guardano con stupore le macchine. “In molti ci hanno fermato per chiedere cosa stavamo facendo – racconta Natalia, mamma di Tommy – pensavano a un raduno di Smart, ma poi abbiamo spiegato il senso di Insettopia, e si sono mostrati interessati”.

Tra i partecipanti alla carovana anche Erica Battaglia, presidente della Commissione politiche sociali del Comune: “è importante dare un segnale di presenza istituzionale in un’iniziativa che ha volto interrogare la città di Roma sull’inclusione delle persone con autismo, i numeri sono alti e le famiglie coinvolte migliaia – sottolinea -non è una risposta ai problemi dell’autismo ma sono qui per dire che sono con loro”. L’insettopia tour si concluderà nel pomeriggio a piazzale Aldo Moro, sede del Cnr, dove sarà presentato il libro “Alla fine qualcosa ci inventeremo” di Gianluca Nicoletti. Intanto la carovana ha vinto una piccola battaglia: “A via Petroselli è scesa ad incontrarci Anna Vincenzoni, assessora alla Mobilità del I municipio, e ci ha assicurato uno spazio per l’attività di ortoterapia che porteremo avanti con Insettopia house, è già un grande risultato per questa giornata”, conclude Natalia. (ec)

Schermata del 2014-02-12 13:37:19

articolo su seminario del 3 giugno (fwd)

L’IRCCS – Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri desidera ringraziare tutti i che hanno devoluto il loro 5 per mille – e ci auguriamo vorranno continuare a farlo in futuro – a sostegno della nostra attività e assicurare loro che tutto quanto ricevuto sarà esclusivamente impiegato per le nostre ricerche.

Ricordiamo di firmare ed indicare il nostro codice fiscale

03254210150

nel riquadro “Finanziamento agli enti della ricerca scientifica e dell’università

Per maggiori informazioni:

IRCCS – Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri, Via La Masa 19 – 20156 Milano
Tel: +39 02 390141 – Fax: +39 02 3546277 +39 02 39001918
Internet: www.marionegri.it, mnegri@marionegri.it

Familiari 3 giugno OK

Schermata del 2014-06-11 22:09:35 54321

Invito convegno OPG definitivo

CI SCUSIAMO PER EVENTUALI RIPETUTI INVII

In allegato invito a Convegno ad Arezzo,

il 26 settembre p.v.,

sulla chiusura degli O.P.G.

CI SCUSIAMO PER EVENTUALI RIPETUTI INVII

<associazione@centrobasaglia.it>

In allegato invito a Convegno ad Arezzo,

il 26 settembre p.v.,

sulla chiusura degli O.P.G.

Pieghevole OPG

 Schermata del 2014-06-11 22:09:35 Schermata da 2014-05-18 22:48:06

programma molto interessantedi un’iniziativa di Trieste: ‘Incontro nazionale di associazioni e persone con l’esperienza del disagio mentale’ il 25/26/27 settembre.

un’iniziativa di Trieste: ‘Incontro nazionale di associazioni e persone con l’esperienza del disagio mentale’ il 25/26/27 settembre.

 

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Superando.it – Quella sera ero pronta per ballare

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Quella sera ero pronta per ballare

di Valeria Alpi

«Quando mi sono vista allo specchio – racconta una delle partecipanti al percorso laboratoriale sulla cura di sé, realizzato presso il CDH di Bologna (Centro Documentazione Handicap) – mi sono sentita trasformata: quel giorno, infatti, ero bella e stavo bene con me stessa… Peccato che quella sera non sia uscita… ero pronta per ballare!». Raccontiamo oggi un interessante viaggio alla conoscenza del proprio corpo e alla scoperta della bellezza

Schermata da 2014-09-06 14:04:18

Un’immagine riguardante il laboratorio sulla cura di sé, realizzato presso il CDH di Bologna (Centro Documentazione Handicap)

«Mia figlia non ha bisogno di truccarsi, le priorità sono altre»: questa è l’obiezioneche si sente spesso quando si introduce il tema del corpo, della bellezza, della cura di sé e – in prospettiva – dellasessualità, con le famiglie e gli operatori che vivono la disabilità da vicino.
Ma perché le parole “bellezza” e “disabilità” risultano tanto spesso difficilmente accostabili? A questa domanda hanno provato a rispondere al CDH di Bologna (Centro Documentazione Handicap), attraverso un percorso laboratoriale sulla cura di sé. Martina Tarlazzi, educatrice ed esperta di cosmesi e trucco, ha accompagnato gli animatori con disabilità del Progetto Calamaio,e gli educatori, in un viaggio tra la conoscenza del proprio corpo e la scoperta della bellezza [il “Progetto Calamaio” è un’iniziativa nata nel 1986 all’interno del CDH di Bologna, ideata e progettata da animatori con disabilità, per contribuire alla presa di coscienza della propria identità, da parte di bambini e adulti, insegnanti e genitori, attraverso il confronto con l’alterità, N.d.R.].

Molto di ciò che siamo come persone deriva dal corpo, è il corpo il nostro primo “strumento” di conoscenza della realtà. Essere estroversi, vivaci, allegri, tristi, depressi, rinchiusi in se stessi, avere fiducia in sé e negli altri sono tutti modi di essere e di agire che ci derivano dall’avere un corpo fatto in un certo modo o dalla percezione che abbiamo del nostro corpo. Quando su un corpo intervengono dei limiti oggettivi come i deficit, la persona può avere meno fiducia in se stessa, o essere demotivata, o provare un senso di rifiuto per il proprio corpo, percepito come non bello perché non simile ai corpi degli altri. Non va dimenticato, inoltre, che il corpo della persona con disabilità viene solitamente vistosolo nella sua disabilità e non nella sua interezza. Spesso, cioè, l’intervento sul corpo è mirato alla “cura” del deficit, in termini sanitari-riabilitativi, tralasciando un’idea di cura che aiuti la persona a “stare bene” in primis con se stessa e poi con l’Altro da sé. Per questo motivo, il prendersi cura della propria dimensione esterna è necessario e funzionale al nostro adattamento alla realtà in cui viviamo e non rappresenta un passaggio da tralasciare.

«Dal punto di vista dell’immagine – afferma Stefania, una delle partecipanti al laboratorio di Bologna – noi disabili viviamo costantemente ai confini del paradosso: lo si percepisce con chiarezza quando il nostro corpo si immerge nella socialità o, più semplicemente,cammina e si muove per strada. La gente o non fa caso a te o punta il dito dritto sulla tua carrozzina».
È infatti dallo sguardo degli altri che noi riceviamo uno specchio di noi stessi. Se frequentiamo una persona con disabilità, rischiamo di vedere solo la fragilità, la dipendenza, e non il suo essere uomo o donna, ed è questa immagine parziale che trasferiamo nella persona con deficit, è questa immagine mentale che sedimenta la nostra cultura.
C’è anche da aggiungere che a causa di patologie che compromettono molto l’autonomia fisica, le persone con disabilità crescono senza la possibilità di conoscere pienamente il proprio corpo e di “sperimentarlo”: sono gli altri che conoscono il tuo corpo, perché lo toccano e lo maneggiano continuamente per le attività della vita quotidiana.
Le persone che maggiormente “intervengono” sul corpo con disabilità sono i familiari, che diventano quindi il “primo specchio” di quel corpo e una famiglia che è squalificante verso un corpo, o addirittura rimuove la presenza di un corpo, favorisce anche nel figlio larimozione del corpo, ciò che vale per tutti, e non solo per le persone con disabilità. In altre parole, è lo sguardo dei familiari a costruire l’identità corporea, o a favorirne la costruzione.

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Un altro momento del laboratorio di Bologna

Nelle famiglie, poi, subentrano anche tante dinamiche, come ad esempio i sensi di colpasul fatto che il figlio possa rappresentare una produzione “non ideale”, ma soprattutto tante paure legate al tema della sessualità e dell’affettività, e alle possibili delusioni. Facciamo fatica a vedere una persona disabile come potenzialmente attraente, ma questo ci avvantaggia perché ci permette di rimuovere le paure.

«Prima d’ora – racconta Danae, un’altra partecipante al laboratorio – non mi ero mai truccata in tutta la mia vita. Ci ho pensato un po’ quando ero al liceo, ma poi ho lasciato perdere, non avevo il coraggio né di provare né di chiedere a qualcun altro di farlo con me. Ancora oggi a casa mia non ci sono strumenti per il trucco. L’esperienza che ho vissuto al laboratorio, però, mi ha fatto capire che si può apparire belli agli occhi altrui solose noi per primi ci sentiamo belli. Nel partecipare mi sono divertita tantissimo e ho riso molto, anche quando sono tornata a casa e i miei genitori sono rimasti così di stucco nel vedermi che quasi si sono spaventati».
«Questo laboratorio – racconta Martina Tarlazzi, che come detto, ha proposto l’iniziativa – non è nato allo scopo di omologare le persone con disabilità all’ideale di bellezza proposto dai mass-media, ma con l’obiettivo di aiutare queste persone a vedere la parte migliore di sé. Nel primo incontro che ho avuto con gli animatori del gruppo di Calamaio, mi sono resa conto che alcuni di loro non avevano le conoscenze basilari relative agli strumenti da utilizzare per la cura del proprio corpo, ma soprattutto la loro rappresentazione mentale di bellezza era del tutto idealizzata. E così, tra massaggi al viso e alle mani al profumo di lavanda e un tocco di mascara, i partecipanti al laboratorio hanno avuto la possibilità concreta di sperimentarsi con la parte più nascosta di sé, arrivando ad affermare: “Anch’io posso essere desiderabile!”».
«Quando mi sono vista allo specchio – conclude Lorella – mi sono sentita trasformata: quel giorno, infatti, mi ero svegliata con le occhiaie che ora non c’erano più, ero bella e stavo bene con me stessa… Peccato che quella sera non sia uscita… ero pronta per ballare!».

Martina Tarlazzi progetta e realizza laboratori di cura di sé, sia con adolescenti che con persone con disabilità. Per informazioni e approfondimenti:martinatarlazzi@gmail.com.

3 settembre 2014

© Riproduzione riservataSchermata

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Schermata da 2014-05-18 22:48:06

 

 

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